TRIDUO DI PREGHIERA AL BEATO CARLO NELLA ATTUALE SITUAZIONE DI EPIDEMIA

DOMENICA 29 MARZO 2020

 – PRIMO GIORNO –

Nel Nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Iniziamo la nostra preghiera invocando lo Spirito Santo:

Visitaci con il tuo Spirito

O Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
tu ami e vuoi salvi tutti i tuoi figli:
effondi su di noi quello Spirito con cui hai consacrato Gesù
e l’hai mandato ad annunziare la lieta notizia ai poveri.

Donaci intelligenza del Vangelo e dell’uomo
perché possiamo portare Gesù a tutti i fratelli
aiutandoli a incontrarsi con Lui che è l’unico salvatore.

O tenerezza infinita,
vieni a visitare il tuo popolo
e nel sangue della croce del tuo Figlio
accogli tutti nell’abbraccio del perdono;
illumina coloro che sono nelle tenebre e nel dubbio
e guidali al porto della verità e della pace.

O Vergine dell’ascolto, rendici docili discepoli della Parola
Invoca con noi lo Spirito,perché discenda
e rinnovi la faccia della terra.
Amen.M

Si può pregare una decina del Santo Rosario oppure il S. Rosario intero con i misteri Gloriosi:

Meditiamo con una testimonianza sul Beato Carlo

Testimonianza di Rodolfo d’Asburgo figlio del B. Carlo

Brescia Ottobre 2007

E’ il 19 novembre 1921, festa di Santa Elisabetta. Dopo quasi un mese di viaggio, i miei genitori vedono apparire davanti ai loro occhi l’isola dell’esilio, Madeira. Il 19 novembre era un sabato, uno dei molti sabato ricchi d’importanti avvenimenti nella vita dell’ Imperatore: era stato cresimato un sabato, aveva ricevuto il Sacramento del Matrimonio ed era stato coronato Re d’Ungheria sempre un sabato. Era anche un sabato, quando, nel primo tentativo di Restaurazione, Papà , tornato in patria, entrò in Ungheria. Ancora un sabato doveva aver luogo il passaggio al nebbioso clima del Monte per la condizione disperata delle sue finanze e fu sabato primo aprile del 1922 quando Dio lo chiamò a Sé.

I primi tempi a Madeira passarono tranquillamente benché la mancanza della famiglia pesasse molto ai miei genitori. Erano mesi ormai che noi bambini, ancora confinati in Svizzera, aspettavamo il permesso degli Inglesi per poterli raggiungere a Madeira. Finalmente all’inizio di gennaio gli alleati diedero il loro benestare e mia madre venne a prenderci a Losanna. Non si può descrivere la gioia nel rivedere Papà dopo tutti questi eventi. Era li’ ad aspettarci sul molo del porto di Funchal. Salì correndo sulla passerella per salutarci ed abbracciarci. Scorrevano lacrime di gioia mentre scendeva la scala portandomi in braccio. Più tardi mia bisnonna mi raccontò suo spavento nel vedere i cambiamenti nell’Imperatore, era invecchiato tanto e sul suo viso si leggevano la stanchezza e le preoccupazione. Nonostante quello non ebbe a scorgere sul suo volto un tratto di amarezza, ne al udire delle sue labbra una dura parola. Al contrario, sempre ripeteva : – “A noi la va bene più di quello che meritiamo”.

Ci trasferimmo immediatamente a Quinta do Monte in una casa sulla montagna che ci era stata messa a disposizione da un patrizio portoghese. Papà aiutò a traslocare i pochi bene che ci rimanevano, facendo pacchi, caricandoli e scaricandoli. Nei ritagli di tempo si occupava di noi. Prese molte volte con se nelle sue passeggiate i miei fratelli maggiori, Ottone ed Adelaide. In questi giorni pareva che stesse lottando per la soluzione definitiva d’una questione che gli stava a cuore. Già da tempo aveva la certezza che Dio volesse che sacrificasse la sua vita per la salvezza dei suoi popoli. Comunicò la cosa a mia Madre che non seppe al primo momento che rispondere. Era attonita e turbata. L’Imperatore con grande fermezza gli disse: – “Il Buon Dio farà quel ch’ Egli vuole”. Purtroppo alla fine di febbraio, il monte era assediato da un esercito di umide e fitte nebbie. Costruita per essere abitata d’estate, in casa mancavano il riscaldamento e la luce. C’era acqua solo in cucina. Le pareti trasudavano per l’ umidità e il cibo, che non mancava a noi bambini, era scarso per gli adulti. Papà si nutriva di pane ed acqua per lasciare la carne alla mamma, incinta di 7 mesi. Ben presto mio Padre si ammalò: tuttavia viste le scarse finanze non volle chiamare i medici.

 Solo dopo 2 settimane venne il Dottor Monteiro che giudicò il caso molto grave: aveva una bronco-polmonite.

Durante tutta la sua malattia, Papà conservò la stessa tenacia e forza d’animo di sempre. Nonostante poi la febbre e gli indicibili dolori riusciva a dominare le proprie facoltà spirituali. I suoi pensieri andavano sempre a noi fanciulli: – “Ho tanto desiderio dei bambini, diceva a mia madre, ma non permettere che entrino, sarebbe un’imprudenza”. Allora chiedeva alla Mamma di farci giocare sotto le sue finestre cosi poteva almeno sentire le nostre voce. Ogni giorno s’informava come stessero il giardiniere e il portinaio ch’erano ammalati. Mai chiese d’aver qualche sollievo. Pativa in silenzio senza far udire alcun lamento.

Era commovente, l’ardente desiderio di Papà di aver sempre con sè mia Madre. Se Lei si sedeva vicino al letto, allora era tranquillo, soprattutto quando gli teneva la mano. Se lei era fuori e si apriva la porta, allora egli domandava: “Sei tu?”. Eppure voleva ch’ella si riguardasse. “Sei stanca? Dovresti andare a passeggio. Quando andrai?” La Mamma rispondeva: “Andrò un altro giorno” “Perché?” “Rimango più volentieri da te” “ Ma ti farà bene” “Preferisco rimanere qui” “Sei sicura?” “Si” “Allora rimani, io sono così felice quando sei presso di me”. Fin all’ultimo istante pensò sempre a Lei, voleva sapere come si sentiva, come avesse dormito, voleva che condividesse con lui tutto ciò che di buono aveva. Nel delirio della febbre le offriva persino l’ossigeno perché a lui apportava un tale sollievo.

Una notte che Papa era molto agitato, mia Madre le chiese quale fosse la cosa che lo inquietava. Lui rispose che andava tutto bene pero che non riusciva a dormire. La Mamma resa sospetta lo interrogò di nuovo, egli finalmente manifestò il suo desiderio. -“Avrei caro, di bere un po’ di acqua, ma solo a patto che tu non abbia per questo ad alzarti e stancarti nelle tue condizione. Mortificato aggiunse: “Sempre sto vacillando fra il mio immenso amore per te e i bambini, e il mio egoismo dall’altra parte”.

Un bicchiere di acqua: questo era dunque quello ch’egli chiamava il suo egoismo! Verso le 7 del mattino del primo aprile, si sentì soffocare: le labbra erano diventate azzurre e le mani e le braccia fredde. Allora mormorò a mia Madre: “Devo tanto patire affinché i miei popoli possano di nuovo trovarsi uniti.” S’accorse della presenza del Santissimo e ricevette la Santa Comunione. Disse di nuovo – “Non ne posso più. Voglio andare a casa. Voglio andare a casa con te. Ti prego…”

Poco dopo, Papà disse: – “Caro Salvatore, proteggi i nostri figliuoli, Otto, Mädi, Robert, Felix, Karl Ludwig e, …come si prosegue?”. La Mamma aiutò: – “Rudolf” ed egli proseguì: “Rudolf, Lotti e il piccolo.” Poi sussurrò a mi madre: – “Ti amo intensamente”. Circa mezz’ora prima della fine, aprì gli occhi e chiese: – “La santa Comunione”. Mons Zamboski decise di dare al Imperatore il Corpo del Signore ancora una volta. Il volto del morente che prima era stanco e serio, brillò di gioia nel ricevere il Sacramento. Quando provò con grande sforzo a recitare “l’ Ave Maria” la mamma lo supplicò: “Ti prego, non pregare. Abbandonati al Salvatore. ” – “Si, disse Papà, tra le braccia del Salvatore. Io con Te Gesù, Io e i miei cari figliuoli con Te.”

La fronte coperta di sudore, il volto sempre più pallido e il respiro più lento, l’Imperatore disse in un sospiro: “Sia fatta la Tua volontà, Gesù, Gesù vieni!” Il respiro divenne irregolare, e infine disse: “Gesù”. Erano le 12 e 23 minuti del primo aprile 1922. Il cuore di mio padre non batteva più. Io avevo 3 anni. Come mia nonna, l’ Imperatrice Zita, amava ripetere “Nella vita si può avere tutto: gli onori, il potere, il denaro, ma anche perderli in un batter d’occhio. Ciò che nessuno potrà mai toglierti è la fede e l’amore”. Grazie

Concludiamo con la recita della preghiera al B. Carlo in questo tempo di epidemia:

PREGHIERA AL BEATO CARLO NELLA ATTUALE SITUAZIONE DI EPIDEMIA

Beato Carlo, hai accettato i difficili compiti e le sfide che Dio ti ha dato durante la tua vita, hai sempre confidato in Nostro Signore Gesù Cristo attraverso la guida dello Spirito Santo e in Maria, Madre di Dio e nostra, hai sempre trovato ispirazione, consolazione e speranza. Vieni in nostro aiuto ora che siamo provati da questa calamità che spaventa e flagella il mondo e intercedi per noi.

Ti affidiamo le anime dei defunti perché siano nell’abbraccio misericordioso di Dio e conforta tutti coloro che soffrono nel lutto e nel dolore. Intercedi per la guarigione dei malati, possano ritrovare forza e salute del corpo e dello spirito.

Tu che sei stato un vero Re cristiano illumina i Capi delle nazioni nell’ emanare decisioni giuste e sagge per il bene e la pace dell’umanità.

Chiedi forza e coraggio per i medici, gli infermieri, quanti si prendono cura degli ammalati e gli scienziati; siano guidati dalla saggezza, la conoscenza e la compassione del Divino Medico.

Dissipa le nostre paure, ansie e orgoglio, affinché possiamo collaborare responsabilmente con tutti i popoli e le nazioni per la salute, la pace e la fratellanza. Rafforza con i tuoi esempi la nostra fede e chiedi per noi coraggio per sperimentare e testimoniare l’intervento curativo di Dio.

Fa che con la tua guida possiamo mettere la nostra vita nelle mani dell’Onnipotente e fare la Sua Santa Volontà fino a quando lo potremo lodare in eterno, come hai fatto tu, per Cristo nostro Signore. Amen.

Pater, Ave, Gloria