SECONDO GIORNO DEL TRIDUO DI PREGHIERA AL BEATO CARLO NELLA ATTUALE SITUAZIONE DI EPIDEMIA

LUNEDI’ 30 MARZO 2020

 – SECONDO GIORNO –

Nel Nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Iniziamo la nostra preghiera invocando lo Spirito Santo:

Visitaci con il tuo Spirito

Vieni, o Spirito Santo, e da’ a noi un cuore nuovo,
che ravvivi in noi tutti i doni da te ricevuti con la gioia di essere Cristiani,
un cuore nuovo sempre giovane e lieto.

Vieni, o Spirito Santo, e da’ a noi un cuore puro, allenato ad amare Dio,
un cuore puro, che non conosca il male se non per definirlo, per combatterlo e per fuggirlo;
un cuore puro, come quello di un fanciullo, capace di entusiasmarsi e di trepidare.

Vieni, o Spirito Santo, e da’ a noi un cuore grande,
aperto alla tua silenziosa e potente parola ispiratrice, e chiuso ad ogni meschina ambizione,
un cuore grande e forte ad amare tutti, a tutti servire, con tutti soffrire;
un cuore grande, forte, solo beato di palpitare col cuore di Dio.
San Paolo VI

Si può pregare una decina del Santo Rosario oppure il S. Rosario intero con i misteri Gaudiosi:

1) L’Annunciazione dell’Angelo a Maria Vergine
2) La Visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta
3) La Nascita di Gesù nella grotta di Betlemme
4) Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe
5) Il Ritrovamento di Gesù nel Tempio

Meditiamo con una testimonianza sul Beato Carlo

IL BEATO CARLO E L’EUCARESTIA


Il Beato Carlo è vissuto nella gloria e nella compagnia di Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia. I raggi splendenti di grazia che da Essa promanano lo attraevano ed egli amava raccogliersi presso il tabernacolo. Sia che si trovasse stretto tra le corde del governo, sia che fosse un normale inizio di giornata, egli cercava la guida ed il conforto di Gesù nel tabernacolo.

Ovunque si trovasse faceva in modo di avere sempre vicino una cappella dove il Santissimo Sacramento potesse essere adorato e dove potesse partecipare alla celebrazione della Santa Messa ricevendo la comunione. La sua devozione per l’Eucaristia si manifestava anche con gesti semplici, quasi puerili all’apparenza, come per esempio nella preoccupazione che il lume del santuario si potesse spegnere.

Varie volte al giorno infatti interrompeva anche riunioni di governo o dello stato maggiore dicendo: «Devo andare a vedere che la lampada del tabernacolo non sia spenta». Ciò accadeva quando ci si trovava davanti a decisioni cruciali e difficili che dopo lunghe discussioni, infine, competevano a lui: in questi momenti tutti sapevano che egli si sarebbe allontanato per vario tempo pregando in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento.

La profondità delle sue preghiere e delle meditazioni era così grande che spesso era inconsapevole di ciò che accadeva intorno a lui fino a perdere il senso dello scorrere del tempo. Anche in pubblico l’Imperatore Carlo dava serena testimonianza della sua fede. In moltissimi discorsi ufficiali faceva riferimento ai valori derivanti dalla fede cristiana che era alla base del suo agire, attento soprattutto verso i più deboli. Da ciò derivava pure il grande senso di tolleranza e di rispetto per le diverse confessioni e religioni, presenti e libere di essere professate nei territori del vasto Impero; esempio attualissimo di convivenza e di inclusione.

Esistono varie istantanee dell’epoca che ritraggono Carlo e l’imperatrice Zita inginocchiati al passaggio della processione del Corpus Domini o nella cruda semplicità di una messa al campo sul fronte bellico e persino prima della partenza per l’esilio genuflessi sulla nuda terra. 

Carlo fu un rigoroso e giusto uomo di stato, tutto votato al bene alla nazione, fatta di popoli e persone. Per lui questa era una vocazione che veniva da Dio, alla quale voleva corrispondere con tutto sé stesso fino ad offrire la sua stessa vita per la pace dei suoi popoli.

Una cosa egli odiava veramente, con tutte le proprie forze: la guerra! Avrebbe dato tutto, ha dato tutto, affinché l’odiata guerra finisse! Dal primo discorso della corona alle parole ispirate sul letto di morte il suo leitmotiv fu rappresentato dalle prime parole del Risorto agli Apostoli, impauriti e rinchiusi nel cenacolo: «Pace a voi». La Pace è dono da accogliere e di cui nutrirsi, non è solo e semplicemente il contrario della guerra.

La Pace va ricercata con fermezza e costruita con paziente impegno anche laddove ci sono dei popoli che non si uccidono l’un l’altro con le armi ma che hanno gravi difficoltà a dialogare, a superare inveterate contrapposizioni ed egoismi, senso di rivalsa se non addirittura odio.

La Pace va ricercata anche nella nostra realtà contemporanea, nelle nostre famiglie.
Questo è l’insegnamento della Chiesa che il Beato Carlo d’Austria ha fatto proprio; questo è l’insegnamento che vale per ogni cristiano, in ogni tempo, e che vale per tutti noi.

Quando Carlo salì al trono dell’Austria-Ungheria, la prima guerra mondiale stava inghiottendo la vita e i valori dell’Europa intera e il mondo era immerso in un incubo di terrore, morte e macerie. L’impegno per la pace fu subito al centro delle sue preoccupazioni: fermamente contrario al conflitto, sostenne, unico fra tutti i responsabili politici dei paesi coinvolti nella guerra, gli appelli di papa Benedetto XV. Sul piano internazionale condusse intense e ragionevoli trattative di Pace e su quello interno emarginò con energia i sostenitori della guerra ad oltranza. Avviò, un intensissimo programma sociale di aiuto alle popolazioni immiserite, ispirato all’enciclica “Rerum Novarum” di papa Leone XIII.

In questo attuale periodo storico, nel quale le guerre sono ancora purtroppo presenti e volutamente dimenticate in numerose parti del pianeta e in cui il mondo, che fino a un mese fa si sentiva al sicuro, improvvisamente si trova in una situazione inimmaginabile di pericolo per la pandemia dilagante, il nostro impegno di cristiani, guardando all’esempio del Beato Carlo, troverà origine e forza ancora e sempre dalla compagnia di Cristo, che nell’Eucarestia e con la sua parola infonde speranza e dona luce e pace.

Anche noi oggi, come fece Carlo, vogliamo rimanere saldamente ancorati alla roccia di Pietro, dono di Cristo alla sua Chiesa, nocchiero di questa barca, in cui tutti ci ravvisiamo, che naviga in acque tempestose. Papa Francesco, successore di Pietro, con parole piene di compassione, fede e speranza ha indicato al mondo intero Gesù, per tutti noi presente nell’Eucarestia, e ci ha messi nelle mani amorevoli di Maria, Madre di Cristo e dell’umanità. I tre bianchi amori del Beato Carlo: l’Ostia Consacrata, la Madonna, il Papa.

Infine Carlo fu vincitore non della guerra che genera solo perdenti, ma della pace. Saputo che l’armistizio era firmato e che le armi avevano cessato di tuonare, emanò l’ordine che tutte le campane di tutte le chiese suonassero a distesa e che si intonasse l’inno di ringraziamento del Te Deum: fu forse l’ultimo profetico ordine dell’ultimo Imperatore. A chi gli fece osservare che tutto era perduto e non fosse il caso di ringraziare Dio con tata solennità, rispose: «Dobbiamo ringraziare Dio, non per la guerra, ma perché gli uomini oggi hanno ritrovato la pace».

Concludiamo con la recita della preghiera al B. Carlo in questo tempo di epidemia:

Beato Carlo, hai accettato i difficili compiti e le sfide che Dio ti ha dato durante la tua vita,
hai sempre confidato in Nostro Signore Gesù Cristo attraverso la guida dello Spirito Santo
e in Maria, Madre di Dio e nostra, hai sempre trovato ispirazione, consolazione e speranza.
Vieni in nostro aiuto ora che siamo provati da questa calamità
che spaventa e flagella il mondo
e intercedi per noi.

Ti affidiamo le anime dei defunti perché siano nell’abbraccio misericordioso di Dio
e conforta tutti coloro che soffrono nel lutto e nel dolore.
Intercedi per la guarigione dei malati,
possano ritrovare forza e salute del corpo e dello spirito.

Tu che sei stato un vero Re cristiano
illumina i Capi delle nazioni nell’ emanare decisioni giuste e sagge
per il bene e la pace dell’umanità.

Chiedi forza e coraggio per i medici, gli infermieri,
quanti si prendono cura degli ammalati e gli scienziati;
siano guidati dalla saggezza, la conoscenza e la compassione del Divino Medico.

Dissipa le nostre paure, ansie e orgoglio,
affinché possiamo collaborare responsabilmente con tutti i popoli e le nazioni
per la salute, la pace e la fratellanza.
Rafforza con i tuoi esempi la nostra fede
e chiedi per noi coraggio per sperimentare e
testimoniare l’intervento curativo di Dio.

Fa che con la tua guida possiamo mettere la nostra vita nelle mani dell’Onnipotente
e fare la Sua Santa Volontà
fino a quando lo potremo lodare in eterno, come hai fatto tu,
per Cristo nostro Signore. Amen.

Pater, Ave, Gloria