Parole della abbadessa Madre Ilaria Maria Ivaldi alla consegna della icona
Con gioia e tanta commozione presentiamo al nostro Arcivescovo Gian Carlo, all’Arciduca Martino d’Asburgo-Este e a tutti voi l’icona del Beato Carlo scritta da alcune sorelle della nostra Comunità Monastica.
Un’icona, vi accorgerete subito quando la si scoprirà e la potrete vedere, non la si guarda come si guarda un quadro. Un’icona è un sacramentale e va contemplata. Non è dipinta, ma è scritta, come se, mediante la preghiera, le mani delle iconografe muovessero il pennello, docili, sotto l’azione della mano di Dio.
Possiamo assicurarvi che, se non di fatto, tutta la comunità ha eseguito questo lavoro. Alcune delle sorelle più anziane hanno ormai il compito di sostenere le più giovani pregando. Si siedono attorno al tavolo di lavoro e recitano il Santo Rosario o leggono la Parola di Dio del giorno. Nei passaggi più importanti – come gli schiarimenti dei volti o ancor più la posa dell’oro in foglia che brilla e attira l’attenzione anche di occhi che vedono più l’invisibile del visibile – ad un tratto la preghiera non la si sente più, quasi fosse penetrata nel colore: a bocca aperta, con gli occhi pieni di stupore, le sorelle anziane sanno solo contemplare il miracolo di quella nuova creazione.
Nello scoprire e vedere l’icona del Beato Carlo desideriamo che anche voi possiate vivere questa stessa esperienza di stupore, che non porta a far dire che un’icona è bella o che piace, ma che è capace di mettere il cuore in silenzio adorante, andando a cercare l’essenza, il messaggio interiore di quell’anima beata raffigurata.
L’icona sarà poi benedetta da Sua Eccellenza l’Arcivescovo secondo una formula antica. Domani sarà collocata in Cattedrale all’Altare di Maria Regina di tutti i Santi dove, a lato, sono presenti due statue, raffiguranti San Benedetto e Santa Scolastica. Il Beato Carlo, conosciuto come Imperatore di Pace, viene a mantenere e proseguire la tradizione benedettina a sostegno della pace: il disegno vuole proprio sottolineare queste sue caratteristiche umane e spirituali.
Come potrete vedere, Carlo d’Asburgo-Este volge lo sguardo ad una figura posta in alto nell’angolo sinistro: è il Signore, il Cristo Pantocratore che, in quanto tale, ha l’abito tutto impreziosito d’oro. La figura è immersa nel fondo d’oro, segno della luce della divinità che non ha ombre; tiene in mano un ramo d’ulivo, come simbolo della pace; non ha gli occhi azzurri come nella realtà, perché l’icona va oltre l’aspetto naturalistico.
A nome della mia comunità, vogliamo ringraziare il nostro Arcivescovo per l’opportunità che ci è stata data di conoscere meglio e di più un santo di casa nostra. Le comunità del nostro Monastero, fondato dalla Beata Beatrice II d’Este, pregano da sempre ed espressamente ogni giorno, per i discendenti del suo casato d’origine. Ringraziamo l’Arciduca Martino per la cordiale semplicità con cui viene a visitarci.
I santi di Casa d’Este, che vogliamo far conoscere di più alla nostra città e alla nostra Diocesi, ci proteggano e ci insegnino a vivere operando il bene. Grazie.