Il 30 novembre 2022 nella Sede di Varese si è svolto questo evento promosso dal Coordinatore del Dottorato in Diritto e Scienze Umane Prof. Giulio Facchetti che ha avuto come moderatore il prof. Giorgio La Rosa.
Si sono avvicendati 13 relatori con argomenti di vivo interesse; tra essi possiamo ricordare in particolare:
– Arciduca Martino d’Austria- Este: “Le decisioni politiche di Carlo I nei giorni estremi”. – Paola Biavaschi : “Coraggio e dubbio nei momenti estremi. Coppie imperiali a confronto: Teodora e Giustiniano, Zita e Carlo. – Margherita Crespi: “L’Imperatrice Zita: moderna donna politica in anticipo sui suoi tempi”. – Giulio Facchetti: “Multilinguismo nell’Impero Austro-ungarico” – Roberta Grasselli: “Il futuro e il passato. Carlo I e Francesco Giuseppe: strategie di immagine e testimonianze a confronto. – Giorgio La Rosa: “La concretezza politica del sistema asburgico e l’Inconsistenza delle ‘narrazioni’ dei nazionalisti. Il moderatore prof. Giorgio La Rosa ha fatto preziose considerazioni in dialogo coi diversi relatori
Siamo In attesa di avere gli Atti del Convegno per dare una relazione sintetica più precisa o nel caso -se possibile – metterli a disposizione integralmente.
Il Delegato della Gebetsliga per l’Italia, don Arnaldo Morandi, e tutti gli appartenenti alla Pia Unione si raccolgono nella preghiera del suffragio per la morte del papa emerito Benedetto XVI.
Il cordoglio si fa anche ringraziamento a Dio con parole di S. Agostino – Signore non ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ti ringraziamo per il tempo che ce lo hai donato.
Unione di Preghiera Beato Carlo per la Pace e la Fratellanza tra i Popoli Gebetsliga – Italia
“Ama ciò che sei, ama ciò che hai, ama gli altri come sono… Ama Dio come ti si rivela, oggi, adesso. Accogli te stesso, accogli l’altro… e a tua insaputa avrai accolto Dio.”
(Maria do Carmo Bogo)
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Nel giorno della sua memoria, il 21 ottobre, la delegazione di Roma della Gebetsliga ricorda il Beato Carlo d’Asburgo nel centenario della sua nascita al cielo
Riportiamo un bellissimo articolo a firma di Andrea Gagliarducci per (ACI stampa – link qui), che sottolinea le virtù cristiane e la grande attualità del nostro Beato.
Il Beato Carlo d’Asburgo nacque al cielo alle 12.23 del 1° aprile 1922, dopo aver pregato intensamente insieme a sua moglie Zita, a soli 35 anni, con a fianco il figlioletto Ottone perché l’imperatore desiderava che vedesse “come moriva un cattolico”. Morì con il Santissimo Sacramento nella stanza, invocando il nome di Gesù e rimanendo in adorazione, prendendo la comunione, facendo convertire con il suo esempio il medico miscredente che lo curava. Era a Madera, in esilio. E succedeva 100 anni fa.
Per il centenario della sua nascita al cielo, la delegazione di Roma della Gebestliga, l’Unione di Preghiera per la Pace e la Fratellanza tra i popoli nata su ispirazione del Beato Carlo, organizza una solenne celebrazione in sua memoria nella Chiesa di Santa Maria dell’Anima il 21 ottobre alle 18. Celebrante sarà il Cardinale Dominique Mamberti, prefetto della Segnatura Apostolica vaticana.
Ma perché la memoria del beato Carlo è il 21 ottobre? Perché Giovanni Paolo II, quando lo beatificò, non scelse la data della sua nascita al cielo, ma quello del matrimonio con Zita di Borbone-Parma. Tradendo, in fondo, il grande progetto di avere i due ultimi imperatori cattolici beati insieme, festeggiati nello stesso giorno e proclamati patroni della famiglia in Europa.
Per Zita, la causa di Beatificazione è ancora in corso. Carlo d’Asburgo è invece beato dal 3 ottobre 2004. Fu un reale, e il 21 ottobre è anche la data dell’ultimo tentativo di ripristinare l’impero dopo la Prima Guerra Mondiale. Ma, in realtà, la vita del Beato Carlo era prima di tutto la vita di un fedele alla Chiesa cattolica, tutta centrata sull’Eucarestia.
Lo sapeva madre Vincenzia, una mistica che dal Venerdì Santo alla domenica di Pasqua soffriva in estasi la passione di Cristo, e che era in contatto l’arciduchessa Maria Giuseppina, madre di Carlo e con padre Norberto Geggerle, il suo insegnante di religione. A loro, disse che si sarebbe dovuto pregare per il bambino, che all’epoca aveva 9 anni, perché sarebbe diventato un giorno imperatore ma avrebbe sofferto molto.
Nacque così, nel 1895, la Unione di Preghiera, che ottiene poi nel 1925 il riconoscimento ecclesiastico.
Che Carlo sarebbe diventato imperatore era una profezia ardua da avverarsi, quasi impossibile, perché Carlo era il quarto in linea di successione. Eppure, non era stata solo Madre Vincenzia a predire il futuro, ma anche Pio X, che era nato in terre austro-ungariche solo dopo divenute italiane. Il Papa disse a Zita, che era andata in udienza prima del matrimonio, e poi lo reiterò nella benedizione apostolica che fece giungere insieme al suo legato inviato a celebrare il matrimonio. La bolla fu letta in sacrestia, e non pubblicamente, perché al matrimonio erano presenti anche coloro che avrebbero dovuto precedere Carlo in linea di successione.
E infatti Carlo giunge al trono dell’Austria Ungheria nel 1916 a seguito di una catena di lutti, nel mezzo di una guerra che lui non aveva voluto. Il mondo internazionale lo emarginò perché era in unità di intenti con Benedetto XV nel chiedere la pace e nell’appellarsi a paci separate.
Durante la guerra, non autorizzò il passaggio nel suo territorio di un treno ferrato pieno di bolscevichi, che aveva come destinazione l’Italia. Era lo stesso tipo di treno che aveva portato Lenin in Russia.
Nel prendere quella decisione, diede in pratica addio alla vittoria nella Guerra. La rivoluzione comunista, infatti, avrebbe potuto spaccare il fronte Sud del conflitto. Il Beato Carlo, tuttavia, non voleva permettere degli anti-cattolici ad entrare nel territorio che dava ospitalità al Papa.
Se Gugliemo di Prussia gli aveva chiesto di autorizzare anche il passaggio del treno di Lenin – e si sentì rispondere “Guai se il comunismo dovesse trionfare. Sarebbe il danno più grave all’intelligenza e alla fede cristiana” – gli sforzi di Carlo si rivolsero anche al dialogo con le altre nazioni in guerra, inviando come intermediario suo cognato Sisto di Borbone in quelle che sarebbero state chiamate “Missione Sisto”.
Non c’era solo il pericolo bolscevico a bloccare gli sforzi di pace. Carlo aveva anche un nemico nella massoneria, che non aveva mai permessa che una sola loggia massonica aprisse nei suoi Stati.
Stefan Zweig lo definiva come una “delle più grandi personalità di tutti i tempi”, e affermava che “se si fossero seguite le sue idee, l’Europa non avrebbe conosciuto in seguito le più aspre dittature”. Per Benedetto XV, Carlo d’Austria era un santo. Pacelli, che viaggiò con lui nel 1920, ringraziò Dio per aver conosciuto una “così grande anima”.
Nel novembre 1918, crollò l’Impero Austro-Ungarico, l’11 novembre Carlo abdicò al trono. Il 24 marzo 1919 andò in Svizzera.
Gli fu offerta la restituzione della corona, a patto che avesse cominciato ad aprire alla massoneria. “Come principe cattolico, non ho alcuna risposta da darvi”.
Nel 1921, fece due tentativi di riprendere la corona di Ungheria, cui non aveva mai rinunciato. Fu fatto però prigioniero dalle truppe di Horty, reggente di Ungheria, il 24 ottobre di quell’anno.
Consegnato agli inglesi, fu portato insieme a Zita in nave all’isola di Madera, in mezzo all’Atlantico, dopo un lungo viaggio per nave passato da Danubio, Mar Nero e Mediterraneo.
Fu raggiunto dai suoi figli, il più grande dei quali aveva solo nove anni. E nella casa che gli fu data ottenne di avere una cappellina con Gesù Eucaristico, dove si raccoglieva in preghiera e dove maturò l’idea di offrire la via per bene dei suoi popoli.
Il 9 marzo 1922, Carlo prese un raffreddore, che divenne presto polmonite. Il Beato Carlo fu gravissimo, in agonia fino all’1 aprile, quando rese la sua anima a Dio.
Un secolo dopo, il Beato Carlo continua a ispirare con i suoi appelli alla pace, e il suo pensiero di fratellanza tra i popoli può essere un esempio nei tempi difficili che stiamo vivendo, quando l’Europa è squassata da una guerra proprio nel suo centro.
Mercoledì 21 ottobre la nostra delegazione ha celebrato solennemente la festività liturgica del beato Carlo. Seppure nella limitatezza delle possibilità, si è cercato di programmare ugualmente un momento formativo anche per illustrare la vita e le virtù del Beato a nuovi amici che non ne avevano mai sentito parlare. Al termine dell’incontro tenuto dagli assistenti locali della delegazione, la celebrazione solenne della Santa Messa con la recita delle litanie al Beato Carlo e la benedizione con la reliquia. Alcuni associati hanno potuto poi fermarsi per cenare insieme, contribuendo ulteriormente a rendere questa giornata speciale.
La delegazione di Modena – Reggio Emilia e Parma si ritroverà sabato 20 ottobre per la festa (anticipata di un giorno) del Beato Carlo d’Austria, secondo questo programma:
Promossa dal Comune di Scandiano, dalla locale Pro Loco e dall’associazione “Scandiano e Identità”, lo scorso 22 giugno nella località sulle prime colline reggiane si è celebrata una commemorazione dei soldati dell’Impero Austro-Ungarico tenuti prigionieri nella Rocca del paese durante la Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il primo centenario della fine (1918-2018).
Il pomeriggio è stato intenso e partecipato da un cospicuo pubblico, presente anche una delegazione di Schützen provenienti dal Trentino Alto Adige: dopo una visita alla Rocca dei Boiardo dove furono alloggiati i soldati austriaci, don Claudio Crescimanno ha celebrato la Santa Messa votiva del beato Carlo I d’Asburgo, ultimo imperatore d’Austria, ultimo sovrano di Boemia e Ungheria, ultimo monarca della Casa d’Asburgo e d’Austria Este, alla prestigiosa presenza del nipote del beato Carlo, l’Arciduca Martino d’Asburgo e d’Austria Este (figlio del secondogenito di Carlo e Zita, Roberto).
In serata, all’interno del Salone d’Onore della Rocca di Scandiano, Elena Bianchini Braglia, autrice del libro 28 giugno 1914. Ferdinando e Sofia. La morte dell’Europa, ha intervistato l’arciduca Martino d’Asburgo sulle drammatiche sorti della Casa Imperiale durante e dopo il primo conflitto mondiale. Curioso il contrasto generazionale tra l’imperatore Francesco Giuseppe e il suo erede Carlo: il primo si rifiutò sempre di usare il telefono, parlando alla bisogna per interposta persona, il secondo aveva quattro linee telefoniche all’interno del suo studio privato; il primo non salì mai su un aereo, il secondo lo usava abitualmente, malgrado i notevoli rischi dei voli dell’epoca.
Domenica 17 giugno si inaugurato il gruppo della Unione di Preghiera Beato Carlo per la Pace e la Fratellanza tra i Popoli ( Gebetsliga) per le province di Modena – Reggio Emilia e Parma, presso la casa S. Cuore di Colombaro (MO) che sarà la sede per gli incontri della neonata associazione basati sulla spiritualità del Beato Carlo d’Austria per pregare e riflettere sui temi della pace, la famiglia e le radici cristiane dell’Europa, gli aderenti al gruppo attualmente sono già una ventina.
L’evento si è svolto nel pomeriggio con primo un momento culturale dove è intervenuta la prof.ssa Elena Bianchini Braglia che ha illustrato il legame tra la casata Este e la dinastia Asburgo.
La relatrice ha efficacemente tratteggiato la situazione socio-politica dal secolo XIX fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Don Arnaldo Morandi, delegato nazionale, ha quindi illustrato la storia della Gebetsliga che in Italia si costituisce con le caratteristiche di associazione privata di fedeli riconosciuta dalla Chiesa, il delegato ha quindi consegnato alcuni suggerimenti per il nuovo gruppo, descrivendo la figura del beato Carlo come testimone credibile di Cristo, intercessore e valido compagno di viaggio per la vita dei cristiani.
Il pomeriggio si è concluso con la celebrazione della S. Messa vespertina, partecipata dai soci e da tante persone intervenute.
Don Arnaldo ha donato quindi alla casa S. Cuore una reliquia del Beato che ha subito trovato posto accanto alla sua immagine e una medaglia storica del 1917 recante l’effige dell’allora imperatore Carlo.
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