30 dicembre 1916-2016 centenario dell’Incoronazione

incoronazione-disegno

30 dicembre 2016 Centenario dell’Incoronazione del Beato Carlo e della Serva di Dio Imperatrice Zita. Ore 9,00  Santa Messa nella parrocchia di San Gottardo, Brescia

L’incoronazione a Budapest dicembre 1916

Proponiamo un bel testo tratto dal sito dei recuperanti www.recuperanti.it che ci aiuta a  ben comprendere il significato religioso e storico dell’ Incoronazione del Beato Carlo e dell’ Imperatrice Zita esattamente 100 anni orsono.

don Florian Abrahamowicz F.S.S. Pio X,
conferenza tenuta a Mezzano a Primiero (Tn) nel 2004,
c/o la Sede del Gruppo Alpini di Mezzano

Agli antipodi del concetto massonico di pace internazionale, promosso dal sincretismo politico, economico e religioso vi è l’idea del principe cristiano, ideale del giovane Imperatore Carlo.
Penetriamo attraverso la spiegazione della cerimonia dell’incoronazione, la grandezza del concetto che ebbe Carlo della sua funzione reale.
Siamo dunque il 27 dicembre 1916. La coppia imperiale arriva alla stazione di Budapest e viene portata al castello reale.
Il 28 dicembre 1916, il Primate ungherese Czernoch, i membri della casa dei magnati e i deputati si recano alla Hofburg per dare a Carlo, vestito in uniforme di generale ungherese, il diploma d’inaugurazione. Il Primate Czernoch fa la richiesta ufficiale, che sia incoronata anche l’Imperatrice Zita. Durante il pomeriggio del 28 dicembre vi è la traslazione delle insegne reali dalla chiesa di San Mattia al palazzo reale, per essere aggiustate e accomodate alla misura della futura coppia reale. Soprattutto il manto di Santo Stefano deve essere accomodato come anche la corona reale ungherese, e dalle mani della stessa futura Regina.
il 30 dicembre, l’Imperatore Carlo I d’Austria sarà incoronato come Re Carlo IV d’Ungheria. Carlo diventerà cosi a tutti gli effetti il sovrano della “KuK Monarchie”, della “Kaiserlich und Königlice Monarchie”, cioè della Monarchia imperiale e regia.

Il giuramento sul Vangelo
davanti a Dio di mantenere giustizia e pace,
e la presa di possesso del regno

Alle 6:30 del mattino vengono sparati 21 colpi di cannone. Dopo la conferenza delle due camere reali, alle 8:45, la coppia reale si reca in una carrozza trainata da otto cavalli alla chiesa di San Mattia. Il Cardinale Primate Czernoch accoglie la coppia e la conduce alla cappella di Loreto dove sono conservate le insegne reali. Dopo la processione all’altare maggiore inizia la musica della Messa d’incoronazione, composta da Liszt, in occasione dell’incoronazione di Francesco Giuseppe e dell’Imperatrice Elisabetta (Sissi) nel 1867.
Il corteo trionfale entra dunque in chiesa con timpani e trombe. I magnati, i vari officiali: lo scalco, il consigliere, i cavalieri del Toson d’oro, dell’ordine di Santo Stefano, i ministri sacri, i porta-bandiere, il coppiere con la spada, il bano della Croazia con il globo e il giudice di corte con lo scettro precedono il conte palatino Tisza, gli Arciduchi, il Re e la Regina. Giunti al trono, si depongono i gioielli reali sull’altare e si procede all’interrogazione fatta dall’Arcivescovo Karocsa al primate: scis illos esse dignos? Sai se sono degni? L’Arcivescovo risponde: la Santa Madre Chiesa richiede che il presente coraggioso eroico Carlo sia elevato alla dignità di Re d’Ungheria. Quindi il Primate chiede: lo considerate degno, utile alla dignità reale? Sappiamo, risponde l’Arcivescovo, che è utile alla Chiesa di Dio e al governo di questo regno.
Carlo, in ginocchio giura di mantenere giustizia e pace:

Ego Carolus Deo annuente, futurus Rex Carolus IV profiteor, et promitto coram Deo et Angelis ejus deinceps legem, justitiam e pacem Ecclesiae Dei, populoque mihi subjecto pro posse et nosse, facere et servare,…

Dopo essersi tolto la pelliccia e il kalpak (copricapo) s’inginocchia per ricevere l’unzione con l’olio sacro dei catecumeni (infatti, non è un sacramento ma un sacramentale) e indossa il mantello di Santo Stefano. Il pontificale prescrive l’unzione tra le scapole e sul braccio destro, cioè sul polso e sul gomito per irrobustire il braccio nella battaglia. La Messa procede fino al graduale e all’Alleluia, momento in cui il Primate cinge il nuovo re con la spada di Santo Stefano. “Ter viriliter vibrat gladium” Per tre volte vibra virilmente la spada. Azione che significa la presa di possesso del regno. Per coloro che si trovano al di fuori della chiesa (tutti non ci stavano) la Honved spara la prima salva notificando che il Re ha preso possesso del potere. All’interno si procede quindi all’incoronazione stessa. Il primate e il conte palatino Tisza impongono la corona di Santo Stefano sul capo del Re e gli consegnano lo scettro con le parole: accipe coronam, … accipe sceptrum. La monizione seguente recita: mantieni il posto che detieni per successione ereditaria che Dio ti ha concesso grazie alle tradizioni del nostro paese. Si spara la seconda salva
Ora l’Imperatrice Zita, condotta da Carlo davanti al Primate seduto davanti all’altare, si toglie il gioiello che porta in testa, riceve anche lei l’unzione e dopo che il vescovo di Veszpren, il Cardinal barone von Hornig gli pone un diadema in testa, il primate poggia sulla spalla destra della sposa la corona del Re. Ciò significa il ruolo della Regina che, benché in modo subalterno, porta con il Re la responsabilità del regno.
La Regina riceve anche lo scettro in mano. A questo punto si spara la terza salva. In chiesa, la cerimonia termina con un gesto di riconoscenza dalla parte della coppia reale. Offrono al primate una bella moneta d’oro.

Il giuramento sulla costituzione

Quindi i sovrani incoronati si recano in processione al palazzo reale. Carlo ritorna in chiesa e conferisce l’ordine dello Speron d’oro, dopo di che Carlo si reca in processione alla colonna della Santissima Trinità dove giura fedeltà alla costituzione in presenza del Primate Czernoch e dell’Arcivescovo Kolascaz. Seguono salve e l’inno imperiale. Un particolare sull’ordine della processione: il re d’Ungheria porta il titolo di  “Re apostolico”. Perciò, in processione è preceduto non solo dalla spada come tutti i sovrani ma anche dalla croce, alla cui sinistra appunto viene portata la spada.

La cavalcata reale:
il sovrano s’impegna
a difendere il regno

A tale scopo veniva preparata in Piazza San Giorgio una collina con la terra proveniente dai vari comitati del regno. Il re cavalca al galoppo sulla collina, e a cavallo brandisce la spada verso i quatto punti cardinali, in segno della difesa del regno. Si racconta che a quest’occasione, il primo figlio di Carlo, Ottone gridò nel silenzio della folla che osservava Carlo sulla collina: “papà, papà!”, scatenando un grande entusiasmo e le grida d’eljen, eljen (evviva).
Terminate tutte le cerimonie e processioni si pranzava. A questo convivio ciascuno portava da mangiare per sé. L’Imperatrice Zita racconta come la coppia reale con il Primate erano seduti ad un tavolo senza che nessuno portasse loro qualche cosa da mangiare…
Purtroppo quest’incidente ricorda gli ultimi giorni della guerra: l’esercito moriva di fame mentre l’Ungheria si rifiutava di fornirgli i viveri.

Significato dell’incoronazione

Ecco il fondamento spirituale della sua decisione di tentare di restaurare la monarchia in Ungheria nel 1921: il giuramento sul Vangelo davanti a Dio di mantenere giustizia e pace.
L’incoronazione a Budapest rappresenta il concetto del principe cristiano espresso dal rito della cerimonia. In quanto però legata al giuramento sulla costituzione, alla colonna della Santissima Trinità, pone anche un problema cruciale per tutta la monarchia danubiana, bisognosa di riforme. Il diploma d’inaugurazione, infatti, rappresenta la più grande garanzia della costituzione ungherese e del governo costituzionale.
Non si poteva passare dal dualismo austro-ungarico al trialismo al quale si aggiungeva la parte slava dell’Impero, senza modificare la costituzione ungherese. L’incoronazione doveva essere preceduta da una riforma costituzionale. Ciò non sfuggì a Francesco Ferdinando. Carlo invece è stato sopraffatto dal primo ministro ungherese, il conte Tisza, che gli estorse la promessa di farsi incoronare al più presto Re d’Ungheria. Ora, una volta che Carlo aveva giurato fedeltà sulla costituzione ungherese, non poteva più cambiarla. Si era dunque legato le mani per la riforma costituzionale che doveva liberare le minoranze oppresse. Cercherà, in vano, di ottenere la riforma costituzionale tramite l’introduzione del suffragio universale in Ungheria. Purtroppo sappiamo in quali mani finirà l’Ungheria tanto fiera dei suoi privilegi e dei suoi diritti una volta che sarà separata dall’Austria…
Benedetto XV era preoccupato per la sorte degli ungheresi nel dopoguerra. La dittatura comunista di Bela Kun era stata rovesciata dall’Armata Nazionale dell’ammiraglio Nikolaus Horthy. L’Assemblea Nazionale restaurava nel 1920 la monarchia, con Horthy come Reggente del Regno. Il momento sembrava propizio per un ritorno di Carlo sul trono ungherese. Il Papa inviò un emissario a Carlo con l’incoraggiamento di tentare la restaurazione del regno.
I due tentativi di Carlo di riprendere il potere in Ungheria nel 1921 fallirono per il vile tradimento di Horthy, ma anche per via del rapinatore dei beni personali della famiglia imperiale in esilio, che tradisce i piani del secondo tentativo. Le date dei due tentativi ci fanno riflettere. Il primo dal 4 al 9 aprile, il secondo dal 23 ottobre al 19 novembre.
Il 4 aprile 1921 l’ammiraglio Horthy, governatore dell’Ungheria, costringe il suo Re ad abbandonare l’Ungheria. Ora, esattamente 24 anni più tardi, il 4 aprile 1945 i russi entreranno in Ungheria. Dal 23 ottobre al 19 novembre 1956, 35 anni dopo il secondo tentativo, l’Ungheria conoscerà un brevissimo periodo di libertà.

disponibili CD e DVD da richiedere a www.recuperanti.it


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Sommario

 

Aggiornamenti sul processo al miracolo in vista della canonizzazione

a455INTERVENTO DI DON ARNALDO MORANDI, VICE POSTULATORE PER LA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DEL BEATO CARLO D’AUSTRIA, AL SIMPOSIO DI TRIESTE. 30 NOVEMBRE 2016

Altezza Imperiale e Reale, Illustri Organizzatori e Partecipanti

Mi scuso per non essere presente fisicamente a questo importante evento che commemora il centenario dell’ ascesa al Trono d’ Austria-Ungheria delle Loro Maestà Apostoliche il Beato Carlo e la Serva di Dio Zita; desidero tuttavia far giungere, insieme al mio saluto e augurio, quello della Gebetsliga Italiana e raggiungervi attraverso questo scritto che gentilmente verrà letto dalla mia delegata la signora Tiziana Stocovaz che ringrazio di cuore.

Mi è stato chiesto un intervento in qualità di vice postulatore della causa di canonizzazione del Beato Carlo, a questo proposito mi sono confrontato nei giorni scorsi con il postulatore romano, l’Avvocato Andrea Ambrosi, anche per aggiornarvi, laddove sia possibile, sullo stato del processo Super Miro attualmente in corso.

Premetto che forse sarebbe opportuno notare come il cosidetto attore del Processo sia la stessa la Gebetsliga , autorizzata in quanto Associazione Pubblica di fedeli, riconosciuta dalla Chiesa ai sensi dei can. 301 e 312 del Codice di Diritto Canonico. La Gebetsliga, ebbe inizio quando Carlo era ancora fanciullo. A Sopron (Oedenburg) dove Carlo trascorse parte della sua fanciullezza, viveva nel convento delle Orsoline madre Vincenzia, una mistica che ogni anno dal venerdì santo alla domenica di Pasqua partecipava in estasi alla Passione di Cristo. La madre di Carlo, l’Arciduchessa Giuseppina era in contatto spirituale con madre Vincenzia. A lei la mistica rivelò che bisognava pregare molto per il giovane Arciduca perché sarebbe divenuto un giorno Imperatore, ma avrebbe dovuto soffrire molto e sarebbe stato bersagliato dagli attacchi del nemico maligno. Questo sconcertò non poco l’ Arciduchessa Giuseppina  perchè Carlo non era in linea di successione per la Corona. Comunque volle almeno accettare il fatto di pregare per questo fanciullo già così speciale, nel 1895 venne costituito un primo circolo di preghiera, nato da quella ispirazione carismatica, l’intenzione era di assistere una volta al mese alla S. Messa facendo la comunione per Carlo e proteggerlo dai pericoli con le preghiere. Quando Carlo divenne principe ereditario e successivamente Imperatore, la Pia Unione ebbe chiara la propria missione e si arricchì di numerosi membri e passò sotto la guida del barone Hans Karl Zessner-Spitzenberg. Nel 1925 alla Gebetsliga ricevette il riconoscimento ecclesiastico da Sua Eccellenza Monsignor Sigismondo Waitz. Il resto è storia conosciuta: la tragedia della Prima Guerra Mondiale, la fine della monarchia danubiana, il duro esilio della famiglia Imperiale che non venne mai abbandonata dai devoti che continuarono a sostenerla moralmente e materialmente nelle ristrettezze in cui venne a trovarsi. Dopo la Morte dell’Imperatore il Primo aprile 1922 la Gebetsliga continuò a raccogliere adesioni, nel 1938 i membri iscritti erano più di 25 mila e tantissime le grazie segnalate. In quell’anno la Germania occupò l’Austria e la Pia Unione venne subito indagata. Il presidente barone Zessner-Spitzenberg venne arrestato e morì poco dopo in un campo di concentramento. Anche la sua collaboratrice Emilietta Gehrig fu arrestata. Fortunatamente il barone Zessner-Spitzenberg riuscì a dare alle fiamme l’archivio con i nomi dei membri della Pia Unione, per evitare che venissero individuati ed arrestati dalla Gestapo. Al termine della guerra l’attività della Gebetsliga riprese in pieno con l’opera relante di Emilietta Gehrig, si costituirono diverse delegazioni in molti Paesi d’Europa: in Italia, dove nel novembre del 1947 nacque il primo nucleo nel Sud Tirolo, ancor oggi attivo, a Madera, dove 30 mila abitanti del luogo avevano partecipato ai funerali dell’Imperatore, in Spagna, dove l’Imperatrice Zita aveva trovato rifugio con i figli, in Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Inghilterra, Irlanda, Portogallo. In Svizzera, dove l’Imperatore si era fatto molto amare durante il soggiorno del suo esilio, la Pia Unione non subì mai interruzioni.

Si costituì anche la delegazione d’Ungheria. A partire dal 1957 si costituirono gruppi in Canada, negli Stati Uniti, e Sud America e Nuova Zelanda. Nel 1948, il 13 settembre, durante la seduta generale della Gebetsliga fu accettata con unanimità la proposta di costituirsi come attore per il processo di beatificazione di Carlo d’Austria e la richiesta giunse al Santo Padre Pio XII durante un’udienza speciale concessa alle due presidentesse della Gebetsliga. Furono quindi gli amici a prendere l’iniziativa per ottenere la beatificazione di Carlo. Si decise di porre la causa sotto la protezione della Madonna di Fatima. Le lettere di postulazione, che imploravano la beatificazione al Santo Padre furono moltissime e giunsero da tutto il mondo, scritte da persone di tutti i ceti, famiglie, religiosi, vescovi, parroci, amici. Tutti descrivevano l’Imperatore come un ottimo padre di famiglia, un sovrano cristiano ed un grande fautore della pace; un uomo di grande spiritualità con una venerazione per l’Eucarestia e la Madonna, un autentico testimone di Cristo. Carlo fu considerato protettore dell’unità dell’Europa e proprio alla sua protezione fu affidata la pace mondiale minacciata dalla guerra fredda. La Pia Unione di Preghiera ha registrato in questi anni un notevole sviluppo fondamentalmente dovuto al messaggio spirituale che il Beato Carlo seppe dare con la propria testimonianza di vita. Nel 1953 ad Altotting si è tenuta la prima assemblea generale della Gebetsliga e da allora viene pubblicato l’Annuario che viene inviato agli iscritti. L’archivio della Gebetsliga custodisce gli originali di moltissime comunicazioni di intercessioni soprannaturali ottenute grazie all’imperatore Carlo I. Il 5 aprile 1949, il Vaticano ha concesso la facoltà di svolgere il Processo ordinario informativo a Vienna, sebbene Carlo d’Austria fosse morto nell’isola di Madera. Il 7 maggio 1955, la Congregazione del Sant’Ufficio ha dichiarato che nihil obstat alla causa di beatificazione. Il 12 aprile 2003 la Concregazione delle cause dei Santi presieduta da Sua Santità Giovanni Paolo II, ha decretato le virtù eroiche del Servo di Dio Carlo d’Austria, annoverandolo nell’albo dei Venerabili. Il 20 dicembre 2003 è stato promulgato il decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Carlo, ultimo passaggio prima della Beatificazione. Il 3 ottobre 2004, durante la solenne cerimonia in San Pietro, l’imperatore Carlo è stato proclamato Beato dal santo papa Giovanni Paolo II. Dal 2007 ho l’onore di rappresentare la Gebetsliga in Italia ed attualmente numerosi devoti e gruppi strutturati di preghiera si ritrovano mensilmente per invocare l’intercessione del Beato Carlo sui popoli, sulle famiglie, per la pace e la fratellanza fondate sulle radici cristiane della civiltà europea, nonché la preghiera per la canonizzazione del Beato Carlo. La moderna tecnologia ci consente di ridurre le distante e di incontrarci in una piazza virtuale sul sito www.beatocarloinitalia.it dal quale ogni mese parte una newsletter con informazioni e soprattutto le intenzioni di preghiera da condividere. Attualmente la situazione della causa è in evoluzione. Completato il processo per la canonizzazione, come prevede il diritto peculiare, si è proceduto alla istruzione del processo sul Miracolo ( super Miro) su questo non mi posso diffondere perché tutti gli atti sono coperti dal segreto istruttorio. Cosa sono autorizzato a dire? Il miracolo c’è ed è stato fatto oggetto di completa indagine diocesana la dove è avvenuto negli Stati Uniti- New Messico. Ottenuto il luogo a procedere è stato istruito un tribunale delegato in loco che ha svolto le sue funzioni ed ha terminato il lavoro di raccolta delle prove documentali e testificali, unitamente ai pareri di esperti, oltre al materiale medico diagnostico. Si tratta di una guarigione che la scienza attualmente non è in grado di spiegare, completa e improvvisa da malattia mortale diagnosticata. Abbiamo motivo di credere che il materiale processuale, espletate le formalità procedurali, possa giungere a Roma alla Congregazione Pontificia delle cause dei Santi entro Natale. Da qui si aprirà la cosi detta fase Romana del processo che si concluderà, se positiva con il supplice libello, documento che il Cardinale Prefetto della Congregazione consegna al Papa per chiedere di procedere alla canonizzazione. Solo il Santo Padre, a quel punto, potrà decidere se e quando proclamare la canonizzazione. Papa Francesco nutre devozione e ammirazione per il Beato Carlo e lo ha testimoniato recentemente il 5 novembre 2016 durante il giubileo della famiglia Asburgo quando rivolgendosi all’Arciduca Carlo, Capo famiglia e a tutti i convenuti ha parlato della bella testimonianza sociale e famigliare del Beato Carlo con parole piene di entusiasmo e convinzione. Anche questo ci fa legittimamente sperare che presto Carlo d’ Austria sarà donato alla Chiesa universale quale Santo, testimone di Cristo e intercessore potente per tuti quelli che con la preghiera ricorrono al suo aiuto.

Grazie della vostra paziente attenzione, auguro agli organizzatori e a tutti i presenti che questa giornata porti i frutti desiderati.

Vi saluto cordialmente

Don Arnaldo Morandi