UN SECOLO FA LA VOCE DEL PAPA…

( articolo proposto al Quotidiano di Piacenza ma non pubblicato – pubblicato dal settimanale Diocesano IL NUOVO GIORNALE il 31 agosto 2017, allegato )Il Nuovo Giornale PC LA VOCE DEL PAPA UN SECOLO FA

1° agosto 1917  –  1° agosto 2017

KAISER KARL GEBETSLIGA DELEGAZIONE di PIACENZA

Unione di preghiera Beato Carlo d’Asburgo per la pace e la fratellanza tra i popoli _____________________________________________________________________________________
UN SECOLO FA LA VOCE DEL PAPA SI ALZAVA CONTRO L’ “INUTILE STRAGE”
Ricordiamo, a un secolo, la “Nota ai belligeranti” del 1° agosto 1917 di Papa Benedetto XV, ulteriore tentativo, da parte del Capo della Cristianità, di fermare l’ “inutile strage”.
Nella misura in cui la ricorrenza centenaria della Grande Guerra costituisce ottima e irrinunciabile occasione di necessaria revisione storica, un aspetto di prim’ordine al riguardo è certamente costituito dall’analisi dei diversi punti di vista con cui venne presa in considerazione, all’epoca, e valutata la questione della guerra in rapporto con le ragioni della pace, le diverse ragioni della guerra e le diverse ragioni della pace. Con le categorie del tempo, coi sentimenti di allora, con le prospettive concrete di quei giorni. Risulta allora determinante analizzare lo spirito autentico con cui i grandi protagonisti del Grande Dramma affrontarono, prima e durante, e con quale ottica, le ragioni della guerra e le ragioni della pace,
In Francia l’avventura della grande guerra assunse addirittura, ossessivamente, il nome di union sacrée, una specie di anti-crociata ( e lo fu fino in fondo, con l’irriducibile Clemenceau, “la tigre” ) contro il cattolico Impero Austro-Ungarico, per la distruzione dello stesso Senz’altro impegnativo discernere con proprietà le autentiche – ed è fuor di dubbio che ve ne siano state – ragioni della guerra nell’Impero Austro-Ungarico, profondamente offeso dal tragico attentato di Sarajevo, quell’impero che – lo disse Winston Churchill – aveva offerto comunanza di vita, vantaggi commerciali e sicurezza a un gran numero di popoli, nessuno dei quali ebbe più tardi la forza o la vitalità di resistere isolato alla pressione della risorta Germania o della Russia. Sta di fatto che, venuto meno il riconoscimento internazionale del Magistero della Chiesa e prevalendo invece il concetto, di derivazione machiavellica, che la sovranità legittimasse in ogni modo l’azione dello Stato, le discussioni sulla «guerra giusta» erano state accantonate, essendo opinione prevalente che il ricorso alla forza militare fosse del tutto legittimo da parte di uno Stato e costituisse l’attributo più tipico della sovranità. E la guerra svolse comunque il ruolo di strumento operante della Rivoluzione, da tanti punti di vista.
L’unica autorità neutrale fu Papa Benedetto con le sue “offensive di pace”, vale a dire la sua pastorale per la pace Primo atto fu l’enciclica “Ad beatissimi “ del 1° novembre 1914, che però cadde nel vuoto e nell’assordante silenzio del silenzioso lavoro dei “signori della guerra” di allora e dei poteri occulti. Subito il Papa iniziò la sua offensiva di carità, che fu davvero imponente. E arriviamo alla celebre “Nota ai belligeranti” del 1° agosto 1917, di cui richiamiamo i punti, assai concreti e in diretto stile discorsivo diplomatico : diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti; risoluzione dei conflitti con un arbitrato, con sanzioni per lo Stato che non volesse sottoporvisi; libertà di navigazione; condono reciproco dei danni e spese di guerra; restituzione dei territori occupati; questioni territoriali affrontate in ispirito conciliante e senso della giustizia. La nota si chiudeva con quella definizione della guerra come “inutile strage”, che doveva suscitare tante forti polemiche: quindi, non solo inevitabili esortazioni etiche, ma anche il vademecum per metterle in pratica. Ma anche qui la risposta fu di ghiaccio: il Papa confessò che fu il momento più amaro della vita. Unico capo di stato a seguirlo e fare di tutto ( pur senza risultato, a causa delle ostilità esterne e interne ) per venire alla pace, fu l’Imperatore Carlo d’Asburgo.
La Nota di Papa Benedetto non fu dunque solo l’ennesimo appello moralistico di chi, per ministero, non poteva fare diversamente, ma anche la via concreta per arrivare alla pace, se altre inconfessabili cagioni non avessero portato la quasi totalità dei potenti del tempo a esser sordi al riguardo; la via che il Papa segnò fu addirittura ripresa con egocentrica disinvoltura la Presidente americano Wilson nei suoi famosi 14 punti.
“ La pace è diventata la causa dei Papi”: una gran bella definizione, che trova conferma nello sviluppo che il tema suscitò nei successori di Benedetto XV: e lo possiamo constatare effettivamente scorrendo la biografia e la documentazione di tutti i pontefici contemporanei, dalle encicliche contro i totalitarismi di Pio XI fino alla “terza guerra mondiale a pezzi” del Regnante Pontefice.
Il Papa Emerito Benedetto XVI legò al dramma della Prima Guerra Mondiale la stessa scelta del nome Benedetto XVI: “Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell’elezione alla Cattedra di Pietro, sta a indicare il mio convinto impegno in favore della pace. Ho inteso, infatti, riferirmi sia al Santo Patrono d’Europa, ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell’intero Continente, sia al Papa Benedetto XV [1854-1922], che condannò la Prima Guerra Mondiale come ‘inutile strage’ e si adoperò perchè da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace.”
Maurizio Dossena
Delegato per Piacenza della Gebetsliga Carlo d’Asburgo